Lo smartworking tiene ancora banco nel dibattito politico, economico e sociale in Italia (e non solo). Lo testimoniano – per fare alcuni esempi – l’emendamento al decreto Riaperture che consente alle imprese di utilizzare lo smartworking per tutto il 2021; o un altro al Decreto sostegni per prorogare sempre per il 2021 l’aumento a 516,46€ dell’importo da destinare ai dipendenti da spendere in beni e servizi per spingere i consumi; o ancora il concorso conclusosi da poco indetto da Airbnb che ha messo in palio un coupon di 1000€ per lavorare in smartworking in una baita in Trentino comprensivo di monitoraggio psicologico per testare gli effetti di questa esperienza di lavoro a contatto con la natura; o – infine – la lettera dei dipendenti di Apple per continuare a lavorare da remoto. E a proposito di psicologia, abbiamo chiesto al Dott. Giacomo Scuderi, psicologo del lavoro, di condividere con noi alcune sue considerazioni sullo smartworking e su quale sarà il suo futuro con il passaggio del Paese in zona gialla e presto in zona bianca.
Quanto le aziende hanno recepito l’importanza di un supporto psicologico per i lavoratori e le lavoratrici in sw durante il lockdown?L’emergenza sanitaria e le conseguenti restrizioni hanno fin da subito sensibilizzato la società in generale sulla questione del benessere psicologico, infatti anche il sistema sanitario ha rafforzato i servizi in quest’ambito per offrirli con più efficacia al cittadino. Purtroppo nel settore lavorativo privato solo pochi imprenditori hanno mostrato attenzione a questo, sia perchè impegnati ad affrontare altri problemi, soprattutto economici; sia per mancanza di cultura sull’argomento. Solo le aziende con modelli organizzativi moderni ed attente alla qualità del clima lavorativo si sono organizzate concretamente chiedendo la consulenza di psicologi per supportare i propri collaboratori in un periodo certamente difficile.
Quale è stata la maggiore criticità che hai percepito durante il periodo di supporto?
I livelli di ansia di tutti sono aumentati, in conseguenza allo stress da adattamento. Bisognava ricostruire un nuovo equilibrio nella quotidianità: non scordiamo quanto fosse diverso anche solo fare la spesa al supermercato nel primo lockdown! E per chi ha proseguito a lavorare da casa era fondamentale trovare i giusti confini tra vita privata e smart working. E’ stato difficile psicoeducare le persone all’autoregolazione emotiva. E’ stato difficile costruire calendari di attività personalizzati per evitare che si creassero fenomeni di abbassamento dell’umore.
Zona gialla (o bianca) e smartworking: quale futuro?
Le restrizioni si sono trasformate durante i mesi di pandemia e la zona gialla probabilmente permetterà una concreta ripresa delle attività, pur nel rispetto di opportune norme di prevenzione. L’esperienza dei mesi difficili di lockdown e di zona rossa ha offerto a molte aziende di sperimentare le possibilità offerte dallo smartworking ma purtroppo alcuni imprenditori hanno confuso ciò con il mero telelavoro. Solo aziende moderne gestite da imprenditori intelligenti oggi continuano a valorizzare lo smartworking e in alcuni casi lo hanno trasformato in strumento per offrire servizi innovativi alla clientela. Lavorare diventa avere obiettivi da raggiungere e non far passare le ore per timbrare il cartellino: così il tradizionale posto di lavoro si trasforma anche in luogo di incontro dove stare in relazione e contemporaneamente scambiare competenze.
Sogesa già dal 2020 in occasione del lockdown si è mostrata immediatamente sensibile, disponibile e allineata alle disposizioni dei vari DPCM per permettere il personale di lavorare da casa in totale sicurezza, offrendo l’opportunità di incontri one to one sempre con il Dott. Scuderi. Un aspetto quello del sostegno psicologico imprescindibile in tempi come questi.